Psicologia e percezione del dolore
Il dolore viene definito dall’Associazione Internazionale per lo Studio del Dolore (IASP) come “un’esperienza sensoriale ed emozionale spiacevole, associata ad un danno tissutale, in atto o potenziale, ovvero descritta nei termini di tale danno”. A determinarlo, quindi, non sono solo le modificazioni dovute al danno fisico ma anche l’interpretazione personale della gravità di quel danno. Fattori come le passate esperienze, la percezione di riuscire a farvi fronte, le paure ad esso connesse, il sostegno sociale e altri, determinano il modo in cui il dolore viene vissuto e la nostra reazione. Le due esperienze, sensoriale ed emotiva, si rinforzano creando un circolo vizioso.
Il dolore può essere classificato come acuto e cronico in base alla durata, oppure alla sua causa o in relazione alla sede in cui origina la sensazione dolorosa.
Alcuni autori distinguono tre componenti del dolore:
COMPONENTE DISCRIMINATIVA: la capacità delle vie del dolore di trasmettere informazioni spaziali e temporali sullo stimolo doloroso.
COMPONENTE SOCIALE DEL DOLORE: la qualità della vita sociale e lavorativa del soggetto, frustrazioni, malcontenti, fallimenti possono influire sulla sua motivazione e sulle risorse psicologiche messe a disposizione.
COMPONENTE PSICOLOGICA DEL DOLORE:
- Cognitivo: le aspettative sulla dolorosità dell’evento, le interpretazioni psicologiche del danno, le correlazioni con altre esperienze dolorose e l’elaborazione dell’esperienza emotiva vissuta.
- Affettivo: il tipo di emozioni provate e legate a stati di ansia, paura, incertezza e di dolore psicologico.
- Comportamentale: le modalità che usa la persona nell’esprimere il dolore
- Personalità: la qualità delle risorse psicologiche del soggetto, la modalità di approcciarsi agli eventi, ecc.
E’ importante distinguere la misurazione del dolore cioè la somministrazione di scale per quantificare il dolore provato e la valutazione del dolore che considera l’elaborazione cognitiva, gli aspetti sociorelazionali, l’impatto sulla vita quotidiana e il vissuto affettivo del danno.
La valutazione del Dolore
La valutazione delle componenti psicologiche nel dolore riguarda:
- La modalità con cui il paziente riferisce la propria esperienza dolorosa.
- La storia precedente di dolore e anamnesi medica.
- Il comportamento di malattia.
- Il rapporto con i medici e con le terapie
- Relazioni familiari e sociali
- Situazioni stressanti
- Cambiamenti successivi alla comparsa del dolore
- Vantaggi secondari.
- Processi cognitivi e strategie di coping.
La teoria del Cancello proposta da Melzack e Wall afferisce che a livello delle corna dorsali del midollo spinale, esiste un cancello, un meccanismo in grado di modulare la trasmissione delle informazioni dolorose dalla periferia al Sistema Nervoso Centrale. L’attenzione, la memoria e le emozioni possono aumentare o diminuire il passaggio dei segnali dolorosi, mediando la relazione tra danno fisco e dolore percepito. Così quando ci concentriamo sul dolore lo percepiamo in modo maggiore di quando ci distraiamo creando un circolo vizioso. Percepirsi in grado di gestire il dolore modifica l’entità del dolore percepita, meno ci sentiamo in grado di gestirlo e sopportarlo, maggiore sarà l’intensità percepita e viceversa.
Maggiore è l’ansia o il nervosismo, a causa del dolore, più viene percepito intensamente rispetto a quando siamo sereni questo genererà un altro circolo vizioso. E’, però, possibile creare un circolo inverso gestendo le variabili fisiche e quelle psicologiche. Gestendo le emozioni come ansia e rabbia, è possibile diminuire il dolore e imparando a non orientare l’attenzione ad esso, questo verrà percepito in misura minore e di conseguenza si farà meno attenzione allo stesso.
Per questo vissuti affettivi come serenità, senso di fiducia, contentezza, empatia, sostegno dei propri cari; aspetti comportamentali come rilassamento, intraprendenza, influenza nel comportamento di precedenti esperienze positive; aspetti cognitivi come distrazioni, elasticità del pensiero, aspettative positive, deviazione del pensiero negativo, motivazione e aspetti di personalità come buona autostima, capacità di chiedere aiuto, buona capacità reattiva sono tutti fattori che possono influenzare positivamente la percezione del dolore.
L’intervento psicologico consiste, quindi, nell’individuazione e gestione delle variabili psicologiche e nell’aiutare la persona a far fronte al meglio al dolore, migliorando la qualità della vita nel momento in cui il dolore invade le aree della vita con limitazioni più o meno gravi.
L’intervento sul Dolore
I punti focali comuni dell’intervento psicologico sul dolore, secondo la fondazione ISAL, sono i seguenti:
- Accogliere il dolore
- Attuare un ascolto attivo: non pensare di dovere dare soluzioni immediate
- Favorire la verbalizzazione del paziente
- Credere al paziente quando esprime dolore
- Non entrare in sfida
- Non banalizzare, non negare, non sdrammatizzare prematuramente la preoccupazione legata al dolore
Dare senso al dolore comprendendo il vissuto globale dell’esperienza, ascoltando le preoccupazioni del paziente, permettendo l’espressione delle emozioni. Favorire una comunicazione aperta col paziente e i suoi familiari.
Le varie possibilità psicologiche per affrontare il problema del dolore possono essere:
- Colloqui di supporto psicologico al paziente e ai familiari
- Psicoterapia individuale
- Training di rilassamento
- Mindfulness
- Training di addestramento alle abilità assertive
- Biofeedback
- Terapia di gruppo
- EMDR
La Terapia Cognitiva Comportamentale per il Dolore
Tra le terapie psicologiche la Terapia Cognitivo-Comportamentale viene riconosciuta come uno degli approcci maggiormente efficaci.
Prevede tecniche finalizzate alla modificazione dei pensieri sul dolore, emozioni e comportamenti non funzionali derivati da un’errata lettura della percezione sintomatologica, in questo modo i pazienti comprendono come la loro risposta personale al dolore influenzi la percezione dello stesso e iniziano a riconoscere il ruolo che i loro sforzi possono avere nel controllo del dolore.
Si utilizzano anche tecniche sul controllo del dolore (rilassamento, Training Autogeno, Mindfulness), dello stress e tecniche di coping (le strategie più adatte per affrontare la situazione). La finalità non è l’eliminazione dello stesso, ma fare in modo che il soggetto possa disporre delle necessarie abilità per fronteggiarlo con maggiore efficacia.
Come scrive David Lazzari nell’articolo “Il dolore nella nuova concezione biopsichica”:
Purtroppo la gestione del dolore è ancora a livelli inaccettabili nel nostro paese. È troppo frequente l’incuranza per il problema, la convinzione che sia sempre un’esperienza inevitabile, un correlato ineluttabile della malattia, qualcosa che è necessario accettare più o meno supinamente. Spesso dietro questi atteggiamenti vi è una cultura inadeguata rispetto al problema, il peso di visioni ideologiche, l’idea che il dolore non rientra nell’ambito della cura. L’intervento non può essere limitato a qualche specialista più attento o all’iniziativa di pazienti o parenti. Almeno in ogni ospedale dovrebbe esserci un’équipe di sanitari (medici, infermieri e psicologi) che si occupi del dolore: facendo formazione ai sanitari, informazione ai pazienti e loro caregiver e aiutando i medici e infermieri dei reparti nella gestione del problema.