La psicologia dell’invecchiamento ha come obiettivo la compensazione e il potenziamento di abilità cognitive, emozionali, della personalità e psicosociali promuovendo un invecchiamento ottimale.
Promuovere un invecchiamento ottimale
La vecchiaia è l’ultima fase della vita e per questo si tende ad allontanarla dal pensiero; ma la persona anziana, come il bambino e l’adulto, rimane un essere in divenire con i propri bisogni, desideri e sentimenti e le proprie fragilità e opportunità, che non possono essere trascurati per garantire una buona qualità di vita.
Depressione, ansia, deterioramento cognitivo o demenza conclamata sono problematiche frequenti che colpiscono l’anziano e sono indipendenti dalla sua condizione di vecchiaia; spesso però la presenza di una condizione psicopatologica viene considerata una “normalità” anche dall’anziano stesso e interpretata erroneamente come una normale conseguenza dell’invecchiamento, andando nel frattempo ad inficiare l’autonomia e il benessere della persona colpita.
La depressione nell’anziano mostra caratteristiche peculiari, è definita depressione senza tristezza, e per questo di frequente sottodiagnosticata. L’anziano tende infatti a manifestare la propria sofferenza attraverso tramite il linguaggio del corpo lamentando sintomi somatici (alterazioni dell’appetito e del sonno, agitazione e rallentamento psicomotorio, irritabilità, fatica fisica e dolore) o difficoltà nelle abilità cognitive (difficoltà nella memoria, nell’attenzione, nella concentrazione,..).
È indispensabile individuare anche la presenza di un processo di deterioramento cognitivo in corso che potrebbe portare nel lungo periodo a demenza e non essere “semplicemente” associato alla sintomatologia depressiva. Capita che il resoconto della persona anziana o dei familiari metta in evidenza una peggioramento delle abilità cognitive (deterioramento cognitivo).
- “sono uscito di casa e non ricordavo più cosa dovevo fare..”
- “spesso non ricordo dove lascio le cose..”
- “salto degli appuntamenti perché me ne dimentico..”
- “come si dice… ce l’ho proprio sulla punta della lingua”
- “non riesco più a svolgere attività impegnative che un tempo riuscivo a portare a termine senza particolare fatica”
Queste sono frasi frequenti riportate dall’anziano stesso o dai familiari che potrebbero far sospettare un possibile processo di decadimento. L’umore diviene più depresso raggiungendo la consapevolezza della propria progressiva disabilità, oppure la reazione può essere caratterizzata da manifestazioni aggressive e ansiose.
Interventi tempestivi che individuano il processo patologico consentono di prevenire e rallentare la compromissione delle abilità cognitive garantendo all’anziano autonomia che perdura più a lungo e un maggiore benessere.
L’intervento dello psicologo per promuovere il benessere dell’anziano e dei familiari
Gli interventi psicologici sono fondamentali per individuare tali situazioni patologiche anche nelle età più avanzate, favorendo un’accoglienza non giudicante rispetto alle proprie problematiche, la riconsiderazione del passato e una nuova progettualità per il futuro.
La valutazione neuropsicologica permette di individuare, attraverso appositi strumenti, la presenza di una compromissione cognitiva che potrebbe condurre ad una futura demenza.
Gli interventi di stimolazione cognitiva fanno riferimento ad un intervento strategico personalizzato che promuove il potenziamento delle abilità cognitive della persona anziana (memoria, attenzione, linguaggio, orientamento, logica..) attraverso esercizi specifici. L’obiettivo principale consiste nel potenziare le abilità cognitive residue contrastando l’impatto dei deficit sull’autonomia nelle attività quotidiane e migliorando la qualità di vita dell’anziano.
La valutazione psicologica del paziente anziano e la psicoterapia consentono quindi di prendere in considerazione l’individuo con la sua motivazione, le sue ansie e le emozioni connesse, per favorire crescita personale, cambiamento e adattamento.
Inoltre si strutturano interventi per supportare dal punto di vista affettivo ed esistenziale sia gli individui che vivono il deterioramento cognitivo come preludio alla demenza con le conseguenti reazioni affettive e rischio di suicidio, sia i familiari che spesso devono farsi carico della persona compromessa sviluppando conseguenze molto pesanti, sia in termini di salute psichica sia fisica.